CORZO '70

Comentarios

2 comments posted
SCRITTI ORIGINALI IN ITALIANO nel nº 64-65

SCRITTI ORIGINALI IN ITALIANO

Indice

1 PASQUALINA - ENRICO ZAGLI [p. 14]

2 ADELE CORRADI [p. 14]

3 GIORGIO PECORINI [p. 15]

4 FRANCESCO GESUALDI [p. 16]

5 FRANCESCO TONUCCI [p. 16-17]

6 VALERIA MILANI [p. 17-20]

7 FEDERICO RUOZZI [p. 20-22]

8 ADA BONARI [p. 22]

9 GRUPPO DE CALENZANO [p. 22-23]

 

1          PASQUALINA - ENRICO ZAGLI [rivista p. 14]

Breve storia di un’amicizia

Sono passati quasi 40 anni da quando ci siamo conosciuti, noi eravamo poco più che ragazzini,ma anche se conoscevamo poco della vita, avevamo molto entusiasmo. Con te è nata una forte intesa e ci siamo capiti fin da subito. Da qui è nata una bella amicizia che è ancora forte e viva.

 

Abbiamo condiviso amici, esperienze, storie, ragazzi, e 2 splendidi matrimoni. In 40 anni siamo cresciuti, arricchiti e migliorati tutti, ma anche invecchiati saggiamente. Visto che te e Enrico siete già in pensione, spero che quando sarò pensionata anch’io Enrico, faccia il marito vero e mi porti in Spagna. Si dirà anche al professore. In quella occasione rispolvereremo i nostri ricordi.

Un forte abbraccio Enrico e Pasqualina

 

2          ADELE CORRADI [rivista p. 14]

…Caro Tomàs, con molto imbarazzo ti mando la mia "testimonianza" perché, come puoi immaginare, il mio rapporto con José Luis non è facile tradurlo in parole

 

Lo stupore è grande quando penso ai doni che Dio mi ha fatto. Non bastava, mi dico, che mettesse sulla mia strada, a "portata di mano", raggiungibile senza ostacoli, don Lorenzo Milani. Morto lui da pochissimi anni è arrivata l' amicizia di José Luis, così ricca, così profonda, così vera, così generosa.

Era l' estate del 1973, mi pare, quando José Luis, giovane prete, si presentò alla porta di casa mia a Firenze. Non è possibile, in poche righe, dare un' idea di tutto quello che la sua amicizia ha portato con sè in tutti questi anni: esperienze, gioie, scoperte... quante ne ho fatte, di scoperte, alla scuola di Salamanca, quante leggendo l' ultimo suo libro su don Lorenzo !

La mia gratitudine mi pare non basti. Chiedo perciò agli amici credenti di unirsi a me per ringraziarne Dio. I non credenti si uniranno certo per ringraziar José Luis di quel che ha dato a me e a loro. Io lo ringrazio con tutta l' anima

Adele [1° gennaio 2014]

 

3                 GIORGIO PECORINI [rivista p. 15]

 

Nella mia lunga vita di cittadino e giornalista italiano vivente in Italia, non praticante alcuna religione e non credente in alcun dio, ho ovviamente incontrato e frequentato tanti cattolici, soltanto battezzati o consacrati. Di alcuni sono diventato amico e ho anche cercato come sapevo e potevo di aiutarli in quel che facevano, riconoscendomi nel loro impegno. Un impegno etico sociale, culturale e politico per me di radice unicamente civile; in loro sommato o meglio intrecciata a un’altra radice: la religiosa.

Il bello e l’utile di quei rapporti è stato e continua a essere il reciproco riconoscimento delle rispettive radici, sempre differenti, mai contrapposte. Qualche nome soltanto, che credo familiare anche in Spagna: Arturo Carlo Jemolo, Mario Gozzini, Paolo Prodi, Gian Paolo Meucci, Elena Pirelli, Adele Corradi tra i battezzati laici; tra i religiosi regolari e secolari i padri Isidoro di Sant’Elia, Camillo De Piaz, Giovanni Franzoni, Ernesto Balducci, don Carlo Gnocchi, don Lorenzo Milani. E voglio aggiungerci due umili preti noti soltanto nel loro piccolo mondo di periferia ma esemplari per coerenza evangelica e responsabilità civica: don Paolo Montagnani, per pochi anni parroco a Càsole d’Elsa, vicino a Siena; e don Vincenzo Guttadauro, per una vita cappellano del carcere di Volterra. Tutti e due ormai morti, il primo ancora giovane, dopo essere stati entrambi tollerati a fatica dalle rispettive gerarchie ecclesiali proprio a causa delle loro generose aperture.

L’ultima (in ordine di tempo, non certo di importanza) di queste mie amicizie, è quella con padre José Luis Corzo Toral: Corzo, come più semplicemente anch’io lo chiamo. Un’amicizia transfontaliera, dovuta all’incontro di entrambi con Lorenzo Milani, avvenuto in epoche e modalità del tutto diverse per ognuno di noi ma con curiosità e rispetto assolutamente eguali.

Corzo donandomi una copia del suo ultimo (per ora) libro ha voluto certificare, nella dedica, con la sua competenza di teologo, il mio diritto di cittadino non credente a interpretare e utilizzare laicamente la lezione di don Lorenzo e della sua scuola laica.

Se ne facciano una ragione gli integralisti di entrambi gli schieramenti: il laico, che non capisce come un non credente perda tempo a occuparsi di quanto fanno preti, suore o semplici praticanti; il cattolico, che nega a un non credente il diritto di farlo.

Il vostro cordiale invito a unirmi a voi per un saluto e un augurio all’amico comune mi dà insomma l’occasione che colgo con grande piacere di dirgli pubblicamente: “grazie, Corzo!”.

E grazie, ovviamente, a tutti voi

Giorgio Pecorini [Volterra (Italia) 1° giorno dell’anno 2014]

 

4          FRANCESCO GESUALDI [rivista p. 16]

 

Caro Corzo, è certo che se Barbiana non ti avesse incontrato, il suo messaggio non sarebbe arrivato nè in Spagna né in America Latina. Perché la tua conversione non è stata solo di testa, ma soprattuto di cuore. Hai interiorizzato i messaggi del nostro Priore e maestro Lorenzo Milani fino a diventare carne della tua carne. Te ne sei innamorato fino a farne la tua ragione di vita. Lo dimostra l'entuasiamo con il quale hai fatto rivivere la pedagogia milaniana nella scuola Santiago 1, la passione con la quale hai organizzato il MEM, lo slancio col quale hai scritto libri e organizzato corsi per aprire la mente agli insegnanti spagnoli.

Grazie Corzo, per il tuo impegno perché c'è ancora molta strada da fare per ottenere una scuola capace di accogliere tutti e porsi come obiettivo non la trasmissione del sapere, ma la formazione di cittadini capaci di parola, pensiero, partecipazione, amore. I quattro punti cardinali della Scuola di Barbiana, che tutti insieme dobbiamo sforzarci di fare diventare i pilastri della società. Perché solo così potremo garantire un futuro all'umanità.

tuo Francuccio

 

5          FRANCESCO TONUCCI [rivista, p. 16]

Chi è per me José Luis Corzo?

 

Chi è per te José Luis? Mi hanno chiesto. Prova a scriverlo e a disegnarlo per questo omaggio che tutti insieme gli stiamo preparando per il suo pensionamento. Pensavo fosse semplice e invece è molto complicato. Perché José Luis è un amico, un grande amico e trovo molto difficile spiegare perché un amico è un amico. Certo si possono inventare ragioni, ma in realtà ci si vuol bene per una serie di ragioni misteriose che ci legano, ci fanno desiderare di incontrarci, di scambiarci esperienze, di fare insieme cose che ci piacciono. Per farmi capire meglio, quando mi invitano per qualche attività a Madrid, e mi capita alcune volte ogni anno, prima di rispondere chiedo uno o due giorni di tempo. Il tempo per chiamare José Luis e sapere se in quei giorni sarà a Madrid. Se la sua risposta è positiva accetto l’invito.

Ci siamo conosciuti a Vicchio (Firenze) il 6-7 settembre del 1991 partecipando ad un Convegno organizzato per i 25 anni dalla morte di don Milani. In quella occasione José Luis mi presentò Adele Corradi, primo grande regalo, e poi mi accompagnò a Barbiana a visitare la casa, la chiesa e la scuola di don Lorenzo, secondo regalo. Molti anni dopo, vincendo la mia incertezza, mi accompagnò per la prima volta alla corrida. La mia incertezza era dovuta alle sensazioni diverse e conflittuali che questo spettacolo suscitava in me per un rifiuto quasi ideologico e per una attrazione per il fascino che aveva suscitato in persone come Hemingway e specialmente Ricasso. Non sono diventato un appassionato di tori ma credo di aver capito ed è un altro regalo. Poi mi ha aiutato a conoscere Velasquez accompagnandomi più volte al Museo del Prado e rimanendo sempre molto tempo davanti al quadro de Las Meninas ed è un altro regalo. Ma il regalo che rappresenta di più la grandezza e la gratuità di una amicizia è stato il trillo. Sarebbe lungo raccontare tutta la storia, ma durante una visita con lui ad una cittadina fuori Madrid avevo visto un trillo e mi aveva affascinato. L’ho visto come una grande scultura della migliore arte popolare. José Luis è riuscito a trovarne uno, a comprarmelo, a portarlo a casa di un amico, a trovare una occasione per farlo viaggiare fino a Roma ed ora è esposto in una parete di casa mia, appunto, come una grande scultura.

Da molti anni i nostri incontri a Madrid si svolgono alla domenica secondo una liturgia quasi obbligatoria. Ci vediamo a metà mattinata e parliamo, ci scambiamo opinioni, ci raccontiamo le novità. A me piace molto presentargli le mie idee, quelle che poi presenterò nelle mie conferenze, nei miei interventi. A mezzo giorno la messa di don Corzo, all’uscita una caña e algunos pinchos con le sorelle e gli amici di José Lius. Poi noi due o noi tre se c’è anche Mariuccia mia moglie, in un asador (possibililmente il migliore disponibile) a mangiare cordero. L’incontro finisce all’aeroporto di Baracas.

José Luis è anche il mio prete di fiducia ma questo è un aspetto troppo personale.

Abbiamo ancora una cosa buffa che ci accomuna: veniamo tutti e due chiamati preferibilmente per cognome, Corzo e Tonucci (almeno in Spagna).

Per chiudere un abbraccio a José Luis di benvenuto nel club dei pensionati di cui sono ormai un autorevole rappresentante!

Francesco

 

6          VALERIA MILANI [rivista, p. 17-20]

 

La mia amicizia con Corzo Toral è cominciata un anno fa quando mi sono trovata ad aver bisogno di un consiglio sincero e competente. Si trattava di capire se la mostra dei quadri di mio zio Lorenzo (Don Milani), che mi si proponeva, fosse o meno un’operazione corretta e ben fatta. A chi mi potevo rivolgere? Ricordavo la sincera ammirazione di mia nonna Alice per quel giovane prete spagnolo che stava traducendo in castigliano “Lettera ad una professoressa” e stava anche organizzando una scuola a Salamanca, ispirandosi in modo originale all’esperienza di Lorenzo, senza tentare di riprodurre una Barbiana in Spagna. Ricordo che mia nonna fu molto felice quando seppe che stava nascendo una “Salamanca 2” (?) e che teneva nella sua biblioteca varie copie della traduzione fatta da Corzo del quale riconosceva la serietà e la correttezza.

Corzo è incluso in una ristretta mailing list di Giorgio Pecorini, della quale mi onoro di far parte anch’io, così avevo il suo indirizzo e-mail e potevo contattarlo. Qualche volta avevo incontrato Corzo in occasioni che riguardavano Don Milani, ma non lo ricordavo di persona. Gli scrissi in tono formale chiedendo il suo aiuto e il suo consiglio. Chi mi sarei trovata davanti? Non sapevo molto di lui. Ci eravamo visti molte volte in casa di mia nonna, credo dal 1972, io ero ancora una bambina e lui un giovane prete, sapevo che era amico di Adele Corradi, per la quale ho grande stima, che aveva scritto su Lorenzo, che ne conosceva bene il percorso, che ne rispettava la storia e la vita senza pretendere di strumentalizzare il suo pensiero, ma potevo davvero aiutarmi?

Corzo mi rispose subito con una disponibilità gentile e premurosa. Avremmo potuto finirla lì, ci saremmo potuti limitare al rapporto epistolare formale sulla questione che mi interessava, ma non fu così. Corzo è curioso, forse inizialmente lo era più del fatto che avevo da mostrargli dei quadri di Lorenzo che non di me, ma il suo modo di porsi mi piacque molto. Nelle sue mail era spiritoso, giovanile e allo stesso tempo serissimo nel consigliarmi. Dopo poco ci davamo del tu ed io sbagliavo il suo nome scrivendo “Corso”, perché così mi suonava più spagnolo. Presto lui si offrì di incontrarmi durante una delle sue visite a Firenze. Ci incontrammo alla prima occasione e sembrava che ci conoscessimo da sempre. Facemmo una bellissima passeggiata per le stradine medievali di Firenze in quartieri che lui, malgrado conosca bene la città, non aveva mai visitato. Andammo a vedere i quadri di Lorenzo presso lo studio della restauratrice. Passeggiammo chiacchierando fino alla fermata dell’autobus che lui prese portandosi dietro un mio ombrello che gentilmente si era offerto di mettere nella sua borsa. Ma bastò una fermata perché se ne ricordasse e si lanciasse giù dal bus tornando di corsa a riportarmelo. Trafelato ed in ritardo ad un appuntamento ma agile come un ragazzino. Sono le piccole cose che creano un’amicizia? E’ chimica quella che attrae o distanzia le persone? Non credo. Se non avessi apprezzato Corzo nel suo ragionare e per ciò che capivo del suo pensiero, un piccolo gesto buffo e gentile non avrebbe migliorato la mia opinione di lui. Già dalle sue mail avevo apprezzato la sua mente fresca e avevo trovato interessante avere rapporti con una persona che si occupava di qualcosa di cui io so così poco - la teologia. Io che non faccio parte del mondo religioso né cattolico né altro, io che poco mi interesso delle questioni che convinsero Lorenzo ad abbracciare così incondizionatamente la Chiesa, scoprivo che mi interessava il punto di vista di Corzo. Ma avrei potuto, e così pure lui stesso, limitare questa conoscenza ad uno scambio intellettuale freddo e distaccato, forse per lui poco interessante. Invece la sensazione che ebbi fu di conoscerlo da molto più tempo. Solo adesso che mi si chiede di scriverne mi rendo conto di conoscerlo pochissimo e di aver poco da aggiungere. Ma il desiderio di assecondare questa iniziativa mi spinge a scrivere queste righe. Gli incontri dal vero rafforzano la conoscenza dell’altro? Divertirsi insieme ha un significato? Io mi sono molto divertita quando Corzo mi ha presentato alcuni dei suoi amici, insegnati ed allievi delle scuole di Salamanca. Siamo andati in un altro posto che volevo mostrargli: mi piace mostrare Firenze agli amici, soprattutto quei luoghi che conoscono solo i fiorentini. Così andammo al mercato rionale di Sant’Ambrogio, meno conosciuto di quello di San Lorenzo, ma proprio per questo molto meno turistico. Abbiamo attraversato i banchi della frutta e siamo entrati nella zona coperta dove si trova una piccola e buffa trattoria molto alla buona. Poi li ho condotti tutti e cinque alle ex carceri delle Murate, da poco restaurate. Nei due cortili, dove una volta i detenuti facevano la così detta “ora d’aria”, adesso vi sono bar, ristoranti, librerie, alberi ed installazioni. Nell’edificio ci sono appartamenti di edilizia popolare ed anche “la casa del rifugiato” che accoglierà i rifugiati politici in fuga dalle guerre e dalle persecuzioni.

Non sapevo che uno dei miei ospiti (credo Tomàs)(?) avesse fatto l’agente carcerario e potesse riconoscerne aspetti che noi non conoscevamo. Corzo ama mettere insieme le persone: ci ha presentati e coinvolti tutti in una gioviale ed allegra compagnia. Ci ha raccontato l’aneddoto del “tè alla triestina”, lo conoscete? Mia nonna Alice (la madre di Lorenzo) era nata nella città italiana di Trieste e prendeva tutti i giorni il tè a cui aggiungeva del cognac o del rum. Offrì a Corzo questo tè, definendolo “alla triestina”, a lui piacque molto e da allora ne segue l’esempio.

Devo dirvi cosa apprezzo di Corzo? Vedo in lui una freschezza ed una curiosità che non immaginavo: un teologo allegro, gioviale e capace di porgere con semplicità concetti che sono oscuri ai più. Sicuramente questo lo sapete, ma ve lo dice una persona atea, come del resto lo era mia nonna Alice e gran parte della mia famiglia. La nostra formazione atea e borghese ci ha sempre reso difficile comprendere la scelta di Lorenzo. Tuttavia lo abbiamo sempre rispettato perché la sua era una scelta fatta con estrema coerenza e totale dedizione, ma non abbiamo mai tentato né desiderato di condividerla.

In Corzo vedo la capacità di confrontarsi su un terreno intellettuale comune, dove possono incontrarsi visioni del mondo che solitamente separano le persone anziché unirle. Questa capacità, ai miei occhi, denota forza di posizione e libertà intellettuale, facoltà molto interessanti e stimolanti intellettualmente. Partendo quindi da un interesse comune, quello per Don Milani, possiamo allargare il nostro scambio. C’è un aspetto, per esempio, a cui Corzo si sta dedicando, che riguarda il raffronto fra il pensiero di Lorenzo e la teologia della liberazione sud americana che da quando lui me ne ha accennato ho voglia di approfondire. Corzo ha un carattere che permette a me, atea, cioè esterna, di non sentirmi a disagio nel chiedere per capire meglio. Non ho davanti un teologo professorale, troppo colto e preso dai suoi studii per perdere tempo a spiegare anche a me una questione così specifica. Certo, Corzo è anche un insegnante e quindi si preoccupa di divulgare il suo sapere. Ma quanti sono gli insegnanti capaci di donare senza presunzione la propria cultura? non è anche questo uno dei temi affrontati da Lettera ad una professoressa? In Corzo ritrovo l’insegnante che sa di apprendere oltre che offrire la propria conoscenza, facoltà che avrebbe condiviso con Lorenzo nel rapporto con i suoi ragazzi. Lorenzo però non aveva questa attitudine caratteriale ma l’aveva raggiunta tramite l’elaborazione della sua esperienza ed una costante volontà.

 

7          FEDERICO RUOZZI [rivista, p. 20]

Testimonianza per Educar(NOS), dedicato a Corzo

 

La Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII è un istituto di ricerca fondato nel 1953 da Giuseppe Dossetti (1917-1996), un uomo che ha segnato in modo indelebile la storia dell’Italia del Novecento: prima partigiano, poi professore universitario, politico, padre costituente, e poi prete, fondatore di una comunità monastica, teologo, perito al concilio, intellettuale tra i più raffinati. Dossetti – secondo le parole di chi lo affiancò fin da subito in quella sua idea di creare un centro di eccellenza – era dunque «uno studioso, un maestro che radunava intorno a sé […] un gruppo di studiosi per un progetto comune di ricerca, in campo sociologico, storico, teologico, in vista di un approfondimento e di un rinnovamento della realtà ecclesiale». Quando si trattò di scegliere il luogo dove far crescere quello che allora si era dato il nome di Centro di Documentazione (poi Istituto per le scienze religiose e, appunto, oggi Fondazione per le scienze religiose) la naturale scelta cadde su Bologna, proprio per la sintonia di vedute con il card. Lercaro, che prese possesso della diocesi emiliana l’anno prima.

Fu proprio a questa prestigiosa istituzione, riconosciuta oggi come allora come «una delle maggiori biblioteche e luoghi di ricerca sul cristianesimo del mondo», indipendente per natura dalle logiche accademiche e dal mondo ecclesiastico, diretta per decenni dal prof. Alberigo fino al 2007 e ora dal prof. Melloni, che la madre di don Milani, Alice Weiss, su consiglio di alcuni amici, decise a cavallo tra il 1973 e il 1974, ovvero 6-7 anni dopo la morte del figlio, decise di rivolgersi. Inviò infatti una lettera «agli amici di don Lorenzo Milani», con l’idea di raccogliere i numerosi autografi milaniani e altra documentazione che lo riguardava, di farli convergere a Bologna con il fine di costituire un fondo per la conservazione di questo materiale (ora la fondazione conserva anche le carte di papa Giovanni XXII, quelle di Dossetti, quelle di Lercaro e di decine di padri conciliari). Proprio la serietà e il rigore di questa istituzione le sembrava la sede adatta per affidare lo studio dell’opera di don Lorenzo.

Ne riproduco qui uno stralcio:

A sette anni dalla scomparsa di Lorenzo Milani la figura e l’opera di lui costituiscono, e non solo in Italia, una delle testimonianze più rilevanti della vita spirituale del nostro tempo. Infatti i suoi pochi scritti e le lettere già pubblicate meritano e ottengono una attenzione religiosa, letteraria e civile perché segni di un valore che si precisa e si accresce nel tempo. Per questa ragione, e perché l’eredità della sua parola e del suo esempio non si disperda, bene comune affidato a tutti, si è costituito presso l’Istituto per le scienze religiose di Bologna, un Fondo Lorenzo Milani, destinato a raccogliere e custodire scritti, lettere, testimonianze che possono direttamente o anche indirettamente illuminare maggiormente la sua figura e la sua opera.

 

La madre dava il buon esempio consegnando in tale fondo 415 manoscritti originali del figlio, a cui seguirono altre importanti donazioni di suoi allievi e amici (Francuccio, Elena Pirelli Brambilla, Giorgio Pecorini). Per un aggiornamento sui modi e sui numeri di come negli anni si è arricchito il fondo, si può consultare oggi uno strumento essenziale, che molti chiedevano da tempo, ovvero la cronotassi dettagliata degli scritti di don Lorenzo Milani, apparsa sulla rivista Cristianesimo nella storia nell’aprile 2012 e curata, oltre che dal sottoscritto, dal p. Corzo, che pazientemente, per anni ha annotato ogni singola lettera, ogni documento che veniva trovato o pubblicato.

E quel lavoro scrupoloso di José, spinto dalla curiositas per la ricerca ma, posso dirlo senza paura di essere sconfessato, anche dalla passione per l’opera di quel prete fiorentino che tanto ha segnato anche l’intero suo percorso esistenziale (spirituale ed umano al contempo: bellissimo il racconto di quando venne rimproverato da quell’ educatore che gli fece leggere per la prima volta Lettera a una professoressa, lettura che letteralmente lo folgorò), iniziò proprio in quel Centro bolognese, «spulciando» le carte del fondo don Milani nelle ormai lontane estati del 1975-1976. In quegli anni, Corzo si trasferì infatti per alcuni mesi nelle piccole e monacali stanzette dell’istituto, grazie alla intercessione del suo confratello p. Balducci, che lo presentò ad Alberigo.

Perché ho raccontato questo? Non senza motivo. Corzo, infatti, ritornò nel 2009, complice la traduzione italiana della sua celebre tesi di dottorato per la casa editrice Servitium. Passando dalla Fondazione, assieme all’amico Giorgio Pecorini e a Miguel Martì, Corzo sentì la necessità che l’istituzione che conservava le carte di don Milani, dopo la fertile stagione di studio degli anni Novanta, caratterizzata dai lavori di Battelli e Toschi sulle lettere e su Esperienze Pastorali, riprendesse le redini di quell’impegno e di quel cantiere milaniano. E, d’accordo con il segretario della Fondazione, Melloni, decisero il testo di una lettera da far recapitare, ancora una volta, «agli amici di don Milani», molto simile a quella di 35 anni prima per le motivazioni che muovevano quel gruppetto di studiosi milaniani:

Cari Amici,

in occasione dell’uscita del volume del p. Corzo più d'uno ha sentito l'esigenza che una iniziativa scientifica comune renda più fruibili e meglio integrabili i tanti lavori e documenti necessari agli studiosi di don Milani, ora presenti in molti archivi, con gradi diversi di accessibilità e talora con oggettivi rischi di dispersione. Siamo tutti consapevoli che le più diverse vicende e incomprensioni a lungo reso difficile una tale iniziativa.

Ma sappiamo anche tutti che ora, con uno sforzo leale, si può evitare che sulle prime generazioni di studiosi di don Milani gravi l'onta di aver consegnato al futuro frammenti di lavoro.

Per parlarne proporrei di vederci a Bologna, presso la sede della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII, il 7 luglio dalle 11 alle 16.

Grazie, Alberto Melloni

 

A conclusione di quella riunione, venne fondato un consorzio dove, cito dal documento che porta tra i primi firmatari appunto il nome di Corzo, «scopo di tale consorzio aperto a tutti sarà altresì quello di favorire la collaborazione di studio e lavoro, per evitare di lasciare a maggese il patrimonio di scrittura e di fede di don Lorenzo». Fu in quell’occasione che lo conobbi di persona per la prima volta, inizio di un rapporto comune di studio e di una amicizia che quotidianamente viene coltivata.

Tengo particolarmente a questa cronologia perché io – giovane ricercatore arrivato allora alla Fondazione da poco meno di due anni – in quei mesi stavo lavorando su tutt’altro tema, impegnato in una ricerca sul concilio di papa Giovanni XXIII. Partecipai però a quella riunione – scherzosamente ribattezzata «il concilio milaniano» visto il buon esito nell’impresa di far sedere attorno allo stesso tavolo ex allievi, studiosi, amici e parenti di don Lorenzo – perché nel 2007 avevo lavorato con alcuni colleghi e sotto la guida di Melloni a un documentario su don Milani trasmesso poi dalla televisione pubblica italiana. Partecipando come rappresentante della Fondazione a quella riunione, diventai l’interlocutore privilegiato di José e di tutto quel gruppo milaniano, tanto che Melloni stesso un giorno mi prese da parte e mi disse: dal momento che Corzo e gli altri hanno «scelto» te come referente, vorrà dire che, finito il lavoro sul Vaticano II, sarai tu che ti occuperai nei prossimi anni di questo nuovo cantiere di ricerca della Fondazione su don Milani. E così fu.

Ringrazio quindi Corzo non solo della sua amicizia, non solo della ricchezza che ogni volta traggo dal confronto con lui, fonte inesauribile di conoscenza dell’opera di don Milani, ma perché, inconsapevolmente, ha segnato il mio stesso percorso di vita, «obbligandomi» a condividere e a percorrere con lui e assieme a tanti altri amici un pezzettino di strada e accendendomi l’interesse per questa attualissima figura.

D’altra parte, l’amicizia cosa è se non, come scriveva don Milani nel 1963, «comunione di interessi di conoscenze e d’affetti».

Federico Ruozzi, Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna

 

8          ADA BONARI [rivista p. 22]

Nell'estate del '75, alla fine dell'esame di maturità, io ed una amica, Patrizia Ciabatti, abbiamo deciso di passare una parte delle vacanze estive in Spagna e precisamente a Salamanca. Lei che lavorava all'Ajas di Pistoia, aveva conosciuto alcuni ragazzi spagnoli che vi avevano fatto tirocinio e che avevano contatti con la realtà che Padre Corzo aveva creato a Salamanca (oltre ai contatti che certamente già esistevano tra il Padre ed il gruppo Don Milani qui a Calenzano).

Quando siamo arrivate a Salamanca Padre Corso aveva già una parte del suo tempo presa da impegni precedenti e quindi ci ha, in sua assenza, "affidate" ad un suo sostituto ed a famiglie che facevano parte di una sorta di comunità allargata.

Le famiglie di questa "comunità" furono molto accoglienti ed ospitali e ci aprirono le porte delle loro case facendoci partecipare alla loro vita quotidiana. Al rientro a Salamanca di Padre Corso cominciarono per noi una serie di visite a luoghi nei dintorni di Salamanca di grande bellezza ed interesse artistico.

Non posso dimenticare che il Padre ci ha portato a vedere la mia prima ed unica corrida; questa non era lo spettacolo vero e proprio così come lo conosciamo, bensì una "novillada" cioè una manifestazione nella quale i giovani di un piccolo paese si misuravano con la corrida ed il toro.

La cosa che mi è rimasta più impressa di quella vacanza è il "calore" e l'accoglienza del gruppo di famiglie che abbiamo assiduamente frequentato in quel mese così come la vitalità e la dinamicità di Padre Corso; il mio ricordo di questa vacanza non può essere disgiunto dal fatto che è stata la prima vacanza"da adulta" ed è quindi permeata anche da un sapore di avventura e di scoperta alimentato dallo splendore della città e dalla autenticità e "bellezza" delle persone che vi abbiamo conosciuto.

Ada Bonari [figlia di Teopisto, di Calenzano]

 

9          GRUPPO DE CALENZANO [rivista p. 22]

ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO “GRUPPO DON LORENZO MILANI”

CALENZANO(FI) via S.Donato, 24 – 5004. e-mail: segreteria@donmilani.eu

Agli amici del Movimiento de Educadores Milanianos e della rivista Educar(NOS)

 

Vi mandiamo un testo elaborato della nostra Associazione di ex scolari della Scuola Popolare di S.Donato a Calenzano fondata da D.Lorenzo Milani. Il testo è stato scritto in collaborazione con tutti i soci per sottolineare la nostra amicizia e il nostro affetto per Padre Josè Luis, del quale ci onoriamo di essere amici da moltissimo tempo.

L’occasione ci è data da una imminente pubblicazione sulla vostra rivista di un omaggio al fondatore e animatore del vostro movimento : Padre Josè Luis Corzo .

Come allievi della scuola di Don Lorenzo ci sentiamo particolarmente vicini a tutti voi per affinità di scopi e di attività attraverso la raccolta di testimonianze su don Lorenzo, la diffusione del suo pensiero e della sua opera- al recupero scolastico dei ragazzi emarginati dalla scuola pubblica - al recupero delle famiglie con problemi alcol-correlati- alla solidarietà internazionale coerentemente ai fini della Scuola Popolare di S.Donato fondata dal nostro maestro Don Lorenzo Milani.

Fino dall’anno ‘70 abbiamo avuto con P.Corzo rapporti personali molto stretti, e abbiamo apprezzato la sua attenzione ai problemi delle nostre famiglie e dei nostri ragazzi per i quali ha offerto ospitalità alla sua scuola “Santiago 1” da lui fondata a Salamanca.

Inoltre si è sempre interessato alla nostra formazione spirituale e sociale, alla solidarietà, all’altruismo  e all’amore per Don Lorenzo Milani e per tutti i suoi “figlioli” della Scuola Popolare di S.Donato di Calenzano e di Barbiana.

Ricordiamo con gioia le visite a Salamanca, alla scuola “Santiago 1”, dove P.Corzo, dal’71-72 aveva accolto una quarantina di ragazzi dai quattordici anni in poi, provenienti della campagna, per studiare mestieri manuali, iniziando una convivenza a tempo pieno durata decenni, dedicandosi alla loro educazione e alla loro emancipazione per inserirli a pieno titolo nella società come “cittadini sovrani”. Ci si sentiva come a casa nostra.

“Santiago 1” era una comunità in cui tutti si sentivano amati e rispettati. Con alcuni di essi manteniamo cordiali rapporti di amicizia. Così come con tutti gli amici salmantini che hanno collaborato con lui.

Vogliamo sottolineare la grande attenzione che ha sempre avuto per noi, i nostri ragazzi, le nostre famiglie ed il prezioso lavoro di organizzatore e animatore, accompagnandoci durante il nostro soggiorno a Salamanca a visitare molte città spagnole piccole e grandi; con lui abbiamo imparato a conoscere le loro bellezze, la loro storia i musei, le cattedrali, i monasteri ecc. e poi i tanti paesini intorno a Salamanca e soprattutto il contatto con la gente, a cominciare dal Sindaco. Siamo stati accolti nelle loro case con calore e “sapore”.

Di questo lo ringraziamo e ci sentiamo debitori per la gentilezza sua e della sua gente e la loro accoglienza. E’ per noi non solo un amico carissimo ma anche un maestro di vita.

Inoltre rappresenta ormai a livello internazionale un prezioso cultore delle opere e dei messaggi contenuti nel lavoro pastorale di Don Milani ed un attento osservatore e scopritore dei tanti talenti che vi sono nei suoi scritti a partire dalla sua opera fondamentale: Esperienze Pastorali.

Secondo noi deve essere considerato come un attento osservatore e testimone della parte più importante dello spirito con cui don Milani insegna a tutti : religiosi e laici, politici e sindacalisti,  seminaristi e preti, scuole, e in genere alla società civile.

La sua attività si è poi rivolta alla diffusione del messaggio e l’esempio di vita di Don Lorenzo Milani attraverso varie pubblicazioni su di lui e i suoi scritti. Nessuno ha mai fatto tanto per don Lorenzo e per gli scritti di don Milani, soprattutto per Esperienze Pastorali a livello europeo e internazionale. Per questo molti di noi ricordano i suoi consigli e i suoi stimoli espressi anche con una dialettica sincera e profonda.

Attraverso la partecipazione, sempre attenta e documentata a vari convegni sulla figura di don Lorenzo Milani ha potuto dimostrare la sua grande capacità di studioso. Ad un convegno organizzato a Calenzano dalla nostra Associazione nel 1988,  a trent’anni da Esperienze Pastorali, Padre Corzo venne invitato dal nostro Sindaco a tenere una relazione sulla importanza dell’opera pastorale, pedagogica e spirituale di don Milani. In quella occasione egli affermò:  “Io ho letto Esperienze Pastorali nel ’70, subito dopo una nottata di lettura di Lettera a una professoressa e, nei giorni successivi alla lettura di Esperienze Pastorali, ho giurato a me stesso di tradurlo. L’ho fatto nel 1975. Secondo me il libro aveva quella descrizione straordinaria della natura - direi quasi della “razza” - dei poveri che mi era sconosciuta, ma che, soprattutto, non mi avevano insegnato gli studi sacerdotali”. (v. F. Angeli, A 30 anni da Esp.Past., 1990 pg.103 ).

A seguito della sua appassionata dedizione al messaggio di don Milani ha coinvolto anche numerosi suoi amici e collaboratori promovendo la traduzione di Lettera a una Professoressa e facendone un simbolo di riscatto di quella “razza” dei poveri di cui parlava a Calenzano nel 1988. [Calenzano, 10 Gennaio 2014].

Posted by admin.milani on Lun, 2014-03-03 12:26
TEXTO COMPLETO del Prof. Antonio GARCÍA-MADRID

CAMINOS QUE SE CRUZAN       Antonio García Madrid,   Educar(NOS) 64-65 (2014) 40

¿Cuánto debemos al otro? ¿Cuánto de lo que somos es en realidad el otro en nosotros?

La pregunta no es vacua ni baladí. Encierra además tantas dimensiones y aspectos tan complejos que no es el caso tocar aquí. Quedémonos con los versos de Machado, que rompen con escueta sencillez toda pretensión de solipsismo ingenuo:

El ojo que ves no es / ojo por que tú le veas / es ojo porque te ve.

Forzoso es aceptar que los otros, con los que camino un largo trecho vital, y aún con los que me encuentro ocasionalmente, viven en nosotros.

Lo que no quiere decir que haya tramos del vivir en los que se ha de estar forzosamente sólo. Soledad buscada y querida. Necesaria. Como también hay otros en los que la compañía debe ser despedida sin contemplaciones, porque es no más que ruido, disarmonía, bullicio inadmisible o mosca cojonera impenitente. Mas, es forzoso admitir, que el camino humano es – para bien, general y usualmente – camino compartido, caminar en compañía (no soledad de dos en compañía, esto es, divorcio disimulado).

Pues bien, José Luis Corzo ha sido para mí lo último: un caminante que me ha salido al paso o con el que me he encontrado en el camino (solo Dios lo sabrá), ocasional y periódicamente, a tramos discontinuos e inintencionados. Que sí siempre de balance positivo.

* Conocí a José Luis encaramado en una tarima profesoril. Él era entonces un profesor que asomaba a la treintena y yo un estudiante veterano, pronto a conseguir la licenciatura. En una universidad cargada de ideología, preñada de política y contestataria, explicar «teología de la educación» no era fácil: consiguió que no nos aburriéramos, que le prestáramos atención y que nos (y le) cuestionáramos. Sembró. Por vez primera – año 1975-76 – leí a Lorenzo Milani. ¡Eso sí que era revolución! Pero en un medio cultural dominado por la sospecha y la teoría cospiratoria, hasta extremos hoy impensables —¡dónde la universidad templo de la inteligencia!—, también Milani era sospechoso. Aún recuerdo la pregunta malintencionada que le hiciera entonces: «¿Qué prueba que ese cura no es parte del sistema?» ¡Toma ya, doble dosis de sospecha! ¡Qué tiempos, en los que la impostura – cualquiera, hasta la más disparatada – era signo de inteligencia!

Pero sembró. Conocí a Milani por él y por el librito de Miquel Martí, y luego La Carta, aparecida entonces – creo recordar – en una editorial de Barcelona. Poco más. La primera  traducción de Experiencias pastorales, en Marsiega, había que leerla en privado, si es que uno se atrevía o estaba preparado, porque la sola exhibición en público del título te hacía tendencioso: «¡Experiencias pastorales, has dicho! ¡Eso huele a sacristía! Rancio, mas que rancio…» ¡Los que prohibían prohibir ya prohibían!

¡Qué perspectivas alicortas y una buena dosis de mal humor, le alejaron de la Ponti. Los dos trabajamos al mismo tiempo una tesis, sin saberlo (él con Milani, yo con Mounier). Se fue a sus proyectos y yo quedé entre los pupitres. Nos perdimos. Sólo la noticia de la publicación de su tesis fue un nuevo fogonazo. Allí había textos que no conocía y allí leí Una muralla de papel y de incienso, lectura que hizo que me agarrara con fuerza a la silla para no caer por la sorpresa y la admiración, o que me frotara con fuerza los ojos para cerdionarme que no soñaba. Sus conclusiones en la tesis fueron el modelo para que yo redactara las mías un año después. No nos veíamos, pero seguía dejando miguitas que yo recogía y degustaba con fruición.

Pasaron los ochenta, él a lo suyo, yo a lo mío, con encuentros esporádicos y formales. Sólo unas pocas lecturas de lo que iba haciendo o traduciendo, alguna conversación corta, una invitación o un mesa compartida. Poco en directo, claro está, pero con sintonía a distancia. Tierra milaniana en la que degustaba encontrarle.

En los noventa volvió a la universidad y lo quisimos en Salamanca. Hice, porque entonces podía, todo lo que estuvo en mi mano, aunque aterrizó al fin en Madrid. Otra vez perdimos, porque, allí donde se asienta, uno no puede quedar impasible. El revulsivo que entreví para la facultad de Salamanca se esfumó y lo ganaron, al principio, algunos que no se lo merecieron nunca, para aterrizar al fin en la sección de Pastoral, donde sé que ha sido feliz. Nos encontrábamos más a menudo, conversábamos y compartimos alguna tribuna. Seguí de cerca lo último que escribía o traducía, lo que traía de Italia de vez en cuando y, sobre todo, la reedición de Experiencias pastorales, que el querido Julio Ramos presentó en Salamanca poco antes de morir. Dialogamos y nos vimos más con el nuevo milenio, hasta el punto de confundir la chaqueta en una tarde memorable.

** Y seguimos. Sigo disfrutando de su palabra y aprecio el valor que me supone el contraste con él. Y sigo esperando. Espero en los próximos años la traducción castellana del libro de Adele Corradi (Non so se don Lorenzo), la compilación de las fuentes milanianas, porque quizá la edición crítica sea ya mucho pedir. Que nunca se sabe. Y por qué no, también espero una buena síntesis que actualice y matice con nueva documentación aquella edición primera de su tesis doctoral, hasta ahora la mejor y más completa obra sobre Barbiana y Milani. Sé que tiene algo más que decir.

Mientras tanto seguiré con lo que más me place y aporta: llevarle la contraria, provocar mientras hacemos camino, meterle el dedo en el ojo a la menor oportunidad y… esperar la reacción, de la que sacaré de seguro mucho provecho.

Él sigue defendiendo y confiando, contra viento y marea, en la escuela pública, sin matices. Yo desconfío de la acción estatal y de la maquinaria burocrática que le acompaña, nada inocente, por cierto (¿acaso la madame puede proclamar su virginidad?). Los productos del Estado, suelo decirle, son siempre muy caros y de muy baja calidad y la prueba la tenemos en nuestra propia casa y ante nuestros ojos.

Él se mueve con soltura en un altruismo – de honda raíz religiosa en su caso, sin duda –, al que yo considero peligroso desde el mismo momento que desbordar los pequeños ámbitos en los que tiene razón de ser y asume pretensiones de universalidad.

La metamorfosis utópica que impone fines y desborda las normas comunes, suele pasar siempre facturas muy dolorosas. Lo bueno no siempre es mejor que lo correcto.

Él se deja caer hacia opciones públicas a las que yo reprocho no haber sido capaces de un riguroso análisis histórico de trayectoria, también de un profundo examen de conciencia y de identidad, y de no haber sometido a crítica tanto doctrinarismo y autosuficiencia. Etc. La lista es larga.

Pero reconozco y admiro la coherencia con que ha defendido y defiende su ubicación (qué bonita palabra que alude a raíces profundas) religiosa en el mundo, y comparto con él la dulce caricia de la esperanza ante el abismo vital y el absurdo. El diálogo, el encuentro y el caminar continúa. Ojalá que sea por muchos años.

Imagen de corzo
Posted by corzo on Vie, 2014-03-14 18:55